Il gingol quotidiano di Radio Giovedì e'

mercoledì 14 ottobre 2009

"Beethoven chi? Quel pivello?" (cit. di A. W. Mozart)

Tristissimi radiolettori,
oggi 13 ottobre 2009 è per noi una giornata che rimarrà scolpita nella nostra memoria come il nome di vostra moglie nella fede nuziale o la data di scadenza sulle confezioni interne dei fagolosi.

Ebbene sì, decerebrati lettori, oggi l'umanità ha scoperto che per secoli è stata ingannata.
Tutte le volte che sotto la doccia, in saletta di registrazione, in galera o all'oratorio ha canticchiato o fischiettato, stonando, una melodia che fa più o meno così

Mi Re# Mi Re# Mi Re# Mi Si Re Do La

e con la memoria è andata alle famose scene dell'ultra-violento film "Arancia Meccanica" (A Clockwork Orange, 1971, Stanley Kubrick), pensando al caro Ludovico Van Beethoven...bè, si sbagliava.
Ancora una volta.
Dal momento che Radio Giovedì non ama gli inganni, odia i bugiardi e il metal, disprezza i falsificatori ed i falsi invalidi (non necessariamente in questo ordine), abbiamo deciso di rendervi coscienti di chi fosse veramente questo bieco individuo che racchiudeva in sè genio e sregolatezza, aprendovi gli occhi sul suo mondo di diesis e bemolli.
Ludovico Van si può fregiare certamente dell'invenzione de:

- il ciclo di Krebs
- il balsamo per capelli ricci
- la radio
- il gioco della Mora Cinese
- la musica da sala
- l'igiene orale
- il death metal

ma non della celeberrima, famossissima, indimenticabile, sublime PER ELISABETTA! Ah no, scusate, per Elisa.
Ebbene sì: Beethoven non ha inventato FüR ELISE (WoO 59 e Bia 515), la famosa bagatella in La minore in 3/8 (no, 3/8 non è la taglia di reggiseno di Elisa).
Fu infatti Ludwig Nohl che, oltre a rubare il nome al più celebre Beethoven, gli rubò anche la moglie, un pacchetto di sigarette, un paio di numeri di Focus, un CD dei POOH autografato e, come se non bastasse, la composizione che tanto spesso avete fischiettato.

Radio Giovedì è pronta però anche a farvi un'ulteriore scottante rivelazione. Se siete pronti, leggete quanto segue...
Ludovico Van non era affatto sordo. Pare che la diffusione di questa falsa notizia circa la sua sordità derivi da un fatto accaduto nel 1793 quando, il giovane indomabile Ludovico alle redini di una fiammante biga rossa cabrio con i boccoloni al vento, non si fermò agli innumerevoli fischi della municipale di Vienna. Un errore di traduzione dai verbali della polizia municipale austriaca, che multò per l'appunto Beethoven per eccesso di velocità dopo un lungo e pericoloso inseguimento tra i pedoni (si può ancora oggi leggere che il giovane viaggiava "a più di 160 passi veloci a clessidretta in pieno centro"), sta alla base della tradizione che tuttora vuole il caro Ludovico Van sordo.
In realtà, ignoranti radiolettori, Ludovico Van non era sordo, ma un lestofante sardo.

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