Il gingol quotidiano di Radio Giovedì e'

giovedì 14 ottobre 2010

Il prodigo Secondo Giovedì

Come ricorderete, smemorati Radiolettori, il giorno 8 settembre 2010, in occasione dell’Ultima Sbronza, Secondo Giovedì ci ha abbandonato... senza per altro finire la birra e soprattutto senza pagare il salato conto!

Ma quello che sicuramente non potete nemmeno lontanamente immaginare, limitati Radiolettori, è quello che abbiamo trovato stamattina nella nostra buchetta delle lettere:
  • due (4) minacce di morte,
  • una testa di capretto,
  • una di cavallo,
  • due (5) teste di cazzo (queste abbondano sempre),
  • due dildos vibranti realistici in pacco anonimo,
  • una (2) lettera strappalacrime da “C’è posta per te”...
... proprio così, stupiti Radiolettori, in redazione abbiamo una buchetta delle lettere molto capiente!

Ah, per Giunone, dimenticavamo che erano due le “lettere strappalacrime” e, come avrete ormai capito, oggi pubblicheremo la seconda “lettera strappalacrime”, quella che riporta come mittente nientepopòdimenoche [rullo di tamburi e fuochi pirotecnici]: Secondo Giovedì. 
Ecco a voi, sensibili Radiolettori, le parole che hanno commosso anche Maurizio Belpietro e Annamaria Franzoni.

Caro Primo,
ho ancora il cuore straziato dal dolore, le unghie dei piedi lunghe e gli occhi gonfi per questa cazzo di congiuntivite che non se ne vuole andare. Da quando sono scappato dalla redazione di Radio Giovedì ho trovato riposo e ristoro (ma non pace) presso una comune di messicani, indiani d’India e filippini delle Filippine. Dal giorno successivo al mio arrivo tra queste genti le emorroidi non mi danno tregua. Credimi, stare in piedi senza mai potersi sedere per 24 ore al giorno è sicuramente stremante ma la cosa che più mi manca in questi giorni è la fig... [parte illeggibile a causa macchia di gazpacho].
Oh Primo, voglio che tu sappia che non è trascorso giorno da quella fatidica cena senza ripercorrere con la mente quei terribili attimi in cui si è compiuto il mio vile tradimento ma voglio anche
che tu sappia che questa è la prima volta che utilizzo un vocativo da quando ho finito il liceo. Ancora oggi non mi spiego quale oscura forza maligna abbia potuto guidare la mia mano a sostituire la caraffa di Beer Bone con una di comunissima e terribile Beck’s, tra l’altro nemmeno Next, e servirti quell’amaro calice, ma una cosa è ora certa: Primo, ho perso il filo del discorso.
La farò quindi più breve di quanto avrei voluto e salterò volutamente tutta la parte in cui ti chiedo umilmente scusa, in cui mi dispiaccio, in cui dico che avrei voluto non compiere mai quel gesto e che vorrei non aver mai scelto Barabba al posto tuo, blàblàblà...
Dunque, Primo, ti chiedo umilmente scusa, mi dispiaccio fino all’esaurimento nervoso per quel terribile gesto che avrei voluto non compiere mai. Primo, so che, a destra dei tuoi tre bypass, in fondo al tuo enorme cuore, reso ipertrofico dall’ipertensione mai curata, c’è ancora spazio per accogliere con misericordia un tuo fratello che si è smarrito e smaronato. Ti chiedo ora, in tutta umiltà, unica cosa che mi è rimasta oltre alle emorroidi e alla congiuntivite di cui ti parlavo poco prima, di poter tornare in redazione e, se mi passa il bruciaculo, tornare a sedere nuovamente al tuo fianco per ricostituire insieme le fondamenta di una sana, sbronza e duratura amicizia.

Tuo eterno Secondo

PS: cazzo, scusa Primo, mi sono accorto solo ora di non aver i soldi per affrancare la missiva... spero tu possa capire e perdonare.

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